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La nostra società, malgrado le sue profonde radici cristiane, ha visto diffondersi in essa i fenomeni del secolarismo e della scristianizzazione (Christifideles laici, n.4). La Chiesa, che ha nell'evangelizzazione "la grazia e la vocazione propria... la sua identità più profonda" (Evangelii nuntiandi n.14), non può ripiegarsi su se stessa. I segni di scristianizzazione che osserviamo non possono essere pretesto per una rassegnazione conformista o uno scoraggiamento paralizzante; al contrario, la Chiesa discerne in essi la voce di Dio che ci chiama a illuminare le coscienze con la luce del Vangelo. È certo che l'uomo può escludere Dio dall'ambito della sua vita. Ma ciò non accade senza gravissime conseguenze per l'uomo stesso e per la sua dignità di persona. L'allontanamento da Dio porta con sé la perdita di quei valori morali che sono base e fondamento della convivenza umana. E la loro carenza produce un vuoto che si pretende di riempire con una cultura centrata sul consumismo sfrenato, sull'ansia di possedere e godere, e che non offre altri ideali che la lotta per i propri interessi o il piacere narcisista.